Alla scoperta del Gallo Nero: il Chianti in tutta la sua magnificenza
Il Chianti è il vino storico toscano per eccellenza, nonché il prodotto più conosciuto, apprezzato e citato al mondo. Per chi non lo sapesse questo vino presenta ben due denominazioni DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) create per proteggere la sua autenticità: il Chianti e il Chianti Classico, di cui fa parte il Chianti Gran Selezione. Questo articolo, a tal proposito, si addentrerà attraverso la storia, l’evoluzione degli uvaggi, i consorzi di tutela, le zone di produzione e il ruolo del Chianti nella cultura popolare.
Il profilo storico
Il nome Chianti deriva dall’omonima zona geografica toscana, ma la sua origine etrusca è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi. Alcuni suggeriscono una connessione con un nome personale etrusco, mentre altri considerano un possibile idronimo etrusco. Le prime menzioni del termine risalgono all’atto di donazione del 790 e ai documenti dell’archivio Datini (1383-1410), ma solo nel Seicento il nome della regione fu associato al vino prodotto.
Le prime produzioni di Chianti risalgono almeno all’anno 790, secondo un atto di donazione riguardante la Badia di San Bartolomeo di Ripoli. Nel XIV secolo, nei documenti dell’archivio Datini, compare per la prima volta il termine “Chianti” per designare un vino speciale. Nel Seicento, il nome della regione fu utilizzato anche per il prodotto enoico del territorio.
La famiglia dei Medici ha svolto un ruolo significativo nello sviluppo della viticoltura del Chianti, soprattutto grazie a Cosimo III. Egli registrò i primi confini ufficiali della regione del Chianti già a partire dal 1716, traendo ispirazione dagli scritti quattrocenteschi del suo avo Lorenzo.
Le cose restano pressoché invariate nei secoli fino al Novecento, quando la zona di produzione e le tecniche di vinificazione incontrano, finalmente, l’ufficialità: arriva la denominazione di origine controllata e garantita e poi successive integrazioni, fino al 1997, con l’aggiunta di Montespertoli.
Le zone di produzione del Chianti: terroir, clima e caratteristiche
Le principali sottozone del Chianti includono il Chianti Classico, il Chianti Rufina, il Chianti Colli Senesi, il Chianti Colli Aretini, il Chianti Colli Fiorentini, il Chianti Montalbano e il Chianti Colline Pisane. Ogni zona contribuisce con il suo terreno, l’altitudine e il microclima particolare, che influenzano il profilo organolettico del vino.
Il terroir del Chianti Classico, ad esempio, è caratterizzato da colline ondulate e suoli calcarei, con un clima che favorisce la maturazione uniforme delle uve Sangiovese, il vitigno predominante.
La zona di Rufina, invece, situata a est di Firenze, presenta altitudini più elevate che contribuiscono a una maggiore escursione termica, favorendo una lenta e completa maturazione delle uve. Ogni sotto-regione porta il proprio contributo unico, e l’attenta gestione del terroir è essenziale per mantenere l’autenticità del Chianti.
Le differenze tra Classico, Superiore e Gran Riserva
Per chi se lo stesse chiedendo, no, non sono affatto la stessa cosa. In particolare il Chianti Classico è il prodotto che deriva dalla zona storica del Chianti. La denominazione Chianti Superiore, invece, fa riferimento a una maturazione più lunga rispetto al Chianti tradizionale e deve superare controlli di qualità più rigorosi. La categoria più alta, il Chianti Gran Riserva, è riservata a vini prodotti con uve provenienti esclusivamente dal vigneto della tenuta, con almeno 30 mesi di invecchiamento.
La distinzione tra queste categorie si basa sulla qualità delle uve, il periodo di invecchiamento e le specifiche pratiche di vinificazione. Il Chianti Classico, con il suo carattere fruttato e fresco, è ideale per essere gustato giovane, mentre il Chianti Superiore offre una complessità maggiore, grazie all’invecchiamento prolungato. Il Chianti Gran Riserva, infine, è la scelta ideale per celebrare momenti speciali e godere della sua lunga conservazione e della complessità aromatica che lo caratterizza.