Zero alcol in gravidanza per non rischiare la FAS, la sindrome feto-alcolica. Diversi studi lo dimostrano
Sono molti oltre alla FAS, Fetal Alcohol Syndrome, i possibili danni e disabilità permanenti che anche pochissimo alcol ingerito dalla mamma in gravidanza può causare al feto. Uno studio italo-spagnolo dimostra che una buona percentuale di medici “concedono” alle donne in gravidanza un bicchiere di vino o birra in alcune occasioni nonostante siano consapevoli dei danni che può causare al feto.
Nel dicembre 2019, il Ministero della Salute ha affidato al Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità il progetto “Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello spettro dei disturbi feto alcolici (Fetal Alcohol Spectrum Disorder, FASD) e della sindrome feto alcolica (Fetal Alcohol Syndrome, FAS). L’iniziativa mira a valutare il reale consumo di alcol nelle donne in gravidanza o che desiderano avere un figlio e prevenire le conseguenze di tale consumo. Senza entrare nei particolari della ricerca ci teniamo a mettere in guardia le future mamme dall’uso (e attenzione non solo dall’abuso!) di alcol in gravidanza. Rinunciare a un bicchiere di vino, a un happy hour o a una birra solo per pochi mesi può salvare il nascituro.
Perché l’alcol danneggia il feto
Quando la madre ingerisce alcol, anche in piccole quantità, dopo pochi minuti questo arriva nel sangue del feto che non ha ancora gli enzimi per metabolizzarlo. La conseguenza è che l’alcol e i suoi metaboliti si accumulano nel sistema nervoso del feto e in altri organi danneggiandoli. Da qui deriva che in gravidanza è ASSOLUTAMENTE sconsigliato bere qualsiasi tipo di alcolico anche in piccole dosi.
Cos’è la FAS
Tra i principali rischi per il bambino causati dall’assunzione di alcol in gravidanza c’è, come si è detto, la FAS, Fetal Alcohol Syndrome che porta alcune disabilità primarie e secondarie come di seguito riportate.
I rischi per la salute del bambino
Le disabilità primarie della sindrome feto-alcolica includono:
- dismorfismi facciali, facilmente evidenziabili tra gli otto mesi e gli otto anni (occhi piccoli e distanziati, naso corto e piatto, solco naso-labiale allungato e piatto, labbro superiore molto sottile, padiglioni delle orecchie scarsamente modellati, ipoplasia mascellare e mandibolare)
- ritardo nell’accrescimento (valori inferiori alla media per altezza, peso corporeo e circonferenza cranica, segno questo di danno cerebrale, possono essere presenti anche malformazioni cardiache)
- anomalie nello sviluppo neurologico del sistema nervoso centrale, con alterazioni cognitive e comportamentali.
Le disabilità secondarie compaiono più tardi nel corso della vita e sono la conseguenza di una mancata diagnosi, quindi di un mancato trattamento delle disabilità primarie, includono:
- problemi di salute mentale (90%)
- assenza di autonomia (80%)
- problemi con il lavoro (80%)
- esperienza scolastica fallimentare (60%)
- problemi con la legge (60%)
- isolamento (50%)
- inappropriato comportamento sessuale (50%).
I numeri della FAS
Non esistono dati certi sull’incidenza della sindrome feto-alcolica (FAS) in Italia. Tuttavia, uno studio del centro di alcologia del Policlinico Umberto I di Roma, effettuato nella provincia del Lazio, stimava nel 2006 una prevalenza pari a 1,2 su 1000 nati vivi.
Da un’analisi delle prime feci di 607 neonati, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ambito di uno studio multicentrico in collaborazione con le Unità di Neonatologia di sette ospedali italiani, è emerso che l’esposizione prenatale all’alcol è mediamente del 7,9%, con una variabilità che va dallo 0% di Verona al 29,4% di Roma. Quindi, circa 8 neonati su 100 sono esposti all’assunzione di alcol durante la vita intrauterina. Si ritiene inoltre che tra le donne che bevono quantità rilevanti di alcol in gravidanza, una percentuale compresa tra il 4% e il 40% partorisce bambini affetti da danni alcol correlati di vario grado.
Per approfondimenti: Pensiamo ai bambini