Il vino si fa in vigna tra passione, tradizione e sostenibilità. Parola di Silvia Brannetti

Il vino si fa in vigna tra passione, tradizione e sostenibilità. Parola di Silvia Brannetti

Nel cuore dell’Appia Antica a Roma, tra le vestigia di un glorioso passato e la fertile terra vulcanica, si trova Riserva della Cascina, un’azienda vinicola dove la passione per la tradizione si fonde con un’innovativa visione del futuro. 

Silvia Brannetti, la giovane e determinata produttrice, incarna perfettamente questa duplicità, avendo scelto di dedicare la sua vita alla valorizzazione del territorio e dei suoi vitigni autoctoni. E’ quanto ci ha raccontato in questa intervista.

La sua filosofia è chiara: il vino nasce in vigna, da un lavoro attento e rispettoso della natura, e in cantina si interviene il meno possibile, lasciando che sia il terroir a esprimersi. 

Per Silvia, la sostenibilità non è solo una pratica agricola o una moda, ma un vero e proprio stile di vita, un impegno etico verso l’ambiente e le generazioni future. Ogni bottiglia prodotta è un racconto di questa terra, un’ode alla sua unicità e alla sua storia millenaria, un’espressione sincera e autentica del legame indissolubile tra l’uomo, la vite e il territorio.

Vitigni autoctoni e internazionali: come convivono nella tua cantina? Cosa cerchi di raccontare con ogni etichetta?

Personalmente sono legatissima all’autoctono e in particolar modo alla malvasia puntinata, anche perché secondo me è il vitigno che in qualche modo ci rende esclusivi ed è quello più rappresentativo di questa zona.  E’ quello che interpreta meglio il territorio, noi abbiamo un terreno vulcanico, siamo sull’Appia Antica, lungo una colata lavica, e questo significa che i vini poi hanno tutti una bellissima mineralità. Alcuni vitigni interpretano meglio di altri questa caratteristica, e quelli autoctoni sicuramente sono quelli che da più tempo integrati e si abbinano meglio con i nostri piatti tipici. Questo ci pone inuno spazio in un tempo ben definiti e l’autoctono questo deve fare. Per quanto riguarda i vitigni internazionali, me li sono trovati già allevati in vigna e ne faccio il meglio che posso, però il mio amore incondizionato è per l’autoctono.

Qual è il vino che ti rappresenta di più e come lo descriveresti a chi non lo ha mai assaggiato?

E’ una domanda difficile perché io cerco sempre di non interferire con i vini, cioè li produco, ma non so se mi rappresentano. Posso dire quello che mi piace di più ed è il Gallieno a base di  malvasia puntinata. Ecco in quella bottiglia sono proprio, lì c’ è un pezzo di cuore. 

Che tipo di approccio hai in vigna e in cantina? Ci racconti come il metodo biologico influisce sul tuo lavoro quotidiano?

Comincio dalla seconda domanda. Il biologico influisce assolutamente tanto perché si lavora molto di più, tutto è meno meccanizzato è più manuale, lavoro in vigna compreso. Per esempio se fai un’agricoltura convenzionale con trattamenti più invasivi, non hai bisogno di manualità. Nel nostro caso, invece,  i trattamenti sono molto blandi, meno efficaci e quindi è necessaria ad esempio una potatura verde per andare a togliere i germogli in eccesso e scoprire pure bene il grappolo per far sì che il trattamento entri .Anche nelle piccole cose c’è più lavoro.

Personalmente lavoro tantissimo in vigna, non lascio niente al caso perché deve entrare l’uva perfetta in cantina, sempre stagione permettendo e non come nel 2023 quando siamo stati attaccati dalla peronospora. Al netto di calamità naturali, noi facciamo di tutto affinché  l’uva sia sana. Questo mi consente di intervenire il meno possibile in cantina. 

Abbiamo una serie di macchinari moderni che ci aiutano, ma stiamo facendo anche varie prove di fermentazione spontanea per ottenere vini non costruiti, ma c’è tanto lavoro preliminare, una filosofia che rispettiamo e riportiamo nel nostro modo di lavorare. Noi, ad esempio, non seguiamo il classico approccio enologico della costruzione del vino in cantina. Non abbiamo un ideale di vino da produrre che debba avere determinate caratteristiche. In mente ho una piacevolezza da ottenere ma rispetto la materia prima e quello che ne viene fuori rispettando bene i processi. La differenza è proprio qua: partiamo dall’uva e dal lavoro in vigna per non essere interventisti in cantina.

C’è un piatto della tradizione laziale che si sposa particolarmente bene con uno dei tuoi vini?

Sì, la malvasia puntinata si sposa benissimo con la cacio e pepe, è il connubio perfetto!

Il grechetto “chiama” i salti in bocca alla romana, è un abbinamento veramente top.

Produciamo anche lo Syrah; il nostro ha una trama molto delicata e leggero, lo definisco “vino da merenda” ma allo stesso tempo esalta bene il sapore della rippa.

Tu sei una giovane produttrice dall’approccio fresco e smart: hai in mente un target specifico di consumatori? Magari tuoi coetanei? Secondo te, i giovani consumatori come si stanno avvicinando al vino e cosa li conquista o li potrebbe conquistare, secondo te? 

Vedo questa grande differenza tra prima e dopo i trent’anni. C’è proprio una differenza dei consumi, perché prima non sono particolarmente attenti alla qualità, non si chiedono cosa stiano bevendo, a differenza di quello che succede dopo quando si comincia ad avere un consumo più consapevole.

Molto, però, dipende anche dalle tradizioni familiari e dall’abitudine di vedere a tavola la bottiglia di vino o avere un padre o un nonno che ti inizia a questo mondo così come è successo a me. Sono certe tradizioni a contare altrimenti è molto difficile che i giovani si avvicinino spontaneamente al mondo del vino con reale interesse. 

Può essere una prospettiva quella di avvicinare i giovani al mondo del vino?

Sicuramente sì anche se non è il mio interesse primario. Io non faccio il vino per un determinato pubblico, in questo applico zero strategie e marketing. Non penso al consumatore, io produco il vino che mi piace, e quindi non seguo mode e tendenze, perché non mi interessano minimamente. So che è sbagliatissimo non concentrarsi sul marketing e sul target e non me ne vanto ma io lavoro così, seguendo una mia etica e filosofia che devono in prima battuta incontrare i miei gusti e valori.

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