Intolleranza al glutine: come riconoscerla?
L’intolleranza al glutine è una problematica molto diffusa, soprattutto a causa del progressivo aumento di questo elemento nella nostra alimentazione. Si tratta di una forma più lieve della celiachia per la quale, quindi, non è necessario abbandonare del tutto gli alimenti che contengono glutine.
In realtà le intolleranze possono essere anche temporanee e, quindi, richiedere una riduzione del consumo dell’alimento problematico senza escluderlo del tutto. Chiaramente durante la fase più acuta dell’intolleranza potrebbe esser necessario porre in essere rimedi per il gonfiore addominale, dal momento che l’intolleranza al glutine si manifesta proprio attraverso una serie di disturbi intestinali.
Sintomi dell’intolleranza al glutine
A differenza della celiachia vera e propria, l’intolleranza non produce danni all’intestino. Nella sintomatologia più comune rientrano gonfiore addominale, crampi dolorosi allo stomaco, sonnolenza, mal di testa e fasi acute di dissenteria. Questi sintomi possono accompagnarsi anche a bruciore di stomaco, meteorismo, alito pesante, sete incontrollata e malessere generale.
La sintomatologia è piuttosto variegata e, soprattutto, non permette di riconoscere la presenza dell’intolleranza tramite esami del sangue specifici. Con la celiachia, i cui sintomi sono i medesimi, ma in forma decisamente più aggressiva, bastano le analisi del sangue e il prelievo di un campione di mucosa dell’intestino per la diagnosi certificata.
Con l’intolleranza, invece, non è possibile risalire ai marcatori specifici perché questi, ad oggi, non sono stati isolati. Di conseguenza occorre ascoltare le risposte del nostro corpo in base a ciò che mangiamo e, quindi, eliminare del tutto il glutine per un periodo di tempo variabile in base al caso clinico.
Come gestire l’intolleranza al glutine?
Per gestire l’intolleranza al glutine occorre, innanzitutto, evitare di confonderla con la sindrome del colon irritabile che, peraltro, presenta una sintomatologia molto simile. In questo secondo caso, tuttavia, ci troviamo dinanzi a una patologia cronica, molto comune e debilitante che causa sintomi e fastidi simili, o addirittura accavallati, a quelli dell’intolleranza.
Il secondo passo è quello di valutare con uno specialista una dieta priva di glutine, ricca di fibre, frutta e verdura di stagione e alimenti di facile digestione. Il segreto per riequilibrare l’intestino, dopotutto, è considerare lo stomaco come il nostro secondo cervello e pensare che questo comunica con il primo.
Cosa mangiare e cosa non mangiare?
Banalmente occorrerà eliminare tutto ciò che è preparato o contiene glutine, elemento addensante che possiamo trovare anche in succhi di frutta, patatine o caramelle. Vista l’ampia diffusione del glutine suggeriamo di valutare un’alimentazione semplice, fatta di miglio, quinoa, amaranto e grano saraceno, frutta e verdura e proteine alternate in pasti ricchi e nutrienti.
Quindi dopo l’eliminazione del glutine e l’osservazione di una dieta sana e variegata per almeno due mesi si potrà valutare lo stato di salute del paziente e in che modo proseguire. Se i sintomi persistono ed è ancora presto per ricominciare a mangiare glutine lo specialista potrebbe suggerire un’ulteriore cura di altri due o tre mesi. In caso contrario il glutine potrà essere assunto nuovamente a poco a poco, nell’arco di un’alimentazione variegata e, soprattutto, sana.
N.d.A. L’articolo è a scopo divulgativo, in caso di dubbio è sempre consigliato fare riferimento al proprio medico di fiducia