Itinerario nel Casentino (AR)
Il Casentino è una zona della Toscana, nell’alta Valle dell’Arno. Zona antica, dalle tante tradizioni storiche e dal sapore genuino della sua gente e del suo territorio. I prodotti e i luoghi di questo angolo di Toscana della provincia di Arezzo offrono, oltre a paesaggi incantevoli e foreste, anche una cucina di qualità con tanti prodotti e piatti tipici da gustare e scoprire seguendo un itinerario turistico gastronomico. Segui passo a passo il nostro “viaggio” tra i sapori e le bellezze di questa meravigliosa zona della Toscana.
I comuni del Casentino
- Bibbiena
- Capolona
- Castel Focognano
- Castel San Niccolò
- Chitignano
- Chiusi della Verna
- Montemignaio
- Ortignano Raggiolo
- Poppi
- Pratovecchio
- Stia
- Subbiano
- Talla
Soggiornare nel Casentino
Il Casentino offre diverse scelte di soggiorno, soprattutto per vacanze a stretto contatto con la natura. Sono molti gli agriturismi a pochi chilometri del Parco delle Foreste Casentinesi, ampie tenute immerse nel verde, generalmente grandi case coloniche ristrutturate che si affacciano sulla valle del Casentino. Gli agriturismi nel Casentino offrono numerose opportunità per trascorrere piacevoli vacanze o week-end in pieno relax lontani dalla vita frenetica e dal caos cittadino.
Di particolare fascino gli agriturismi nel Casentino che sorgono ai confini del Parco delle Foreste Casentinesi; piccoli borghi medioevali ristrutturati con saggi e lievi interventi di pietra e cotto cullano tra storia ed arte antiche fattorie oggi arricchite da comfort per donare al turismo del Casentino un valore aggiunto per un soggiorno immerso nella natura. Spesso la posizione delle antiche coloniche o dei borghi minori privilegiavano di posizioni elevate, sorgendo su colline o altopiani, ciò rappresenta una preziosissima eredità per gli odierni agriturismi del Casentino che godono di un’affascinante panorama su castelli secolari, pievi romaniche, antichi campanili e piccoli borghi medioevali testimoni dell’affascinante storia della valle del Casentino.
Agriturismo Lucatello
Noi abbiamo soggiornato all’Azienda Agricola Maura Lucatello, situato a Pratovecchio (AR). È facilmente raggiungibile da Pratovecchio uscendo dal paese alla prima rotonda bisogna girare alla terza via, passar
Azienda Agricola Maura Lucatelloe sotto il cavalcavia e poi prendere la prima strada a destra, quindi seguire le indicazioni (località San Donato).
L’agriturismo Lucatello è gestito dalla gentile signora Maura, che si prende cura degli spazi e dell’ospitalità dei suoi clienti. C’è la possibilità di cenare in agriturismo, gustando prodotti locali, a base soprattutto di farro biologico di cui la signora Maura è produttrice. Presso la struttura si può anche avere la prima colazione a richiesta.
L’agriturismo Lucatello è composto da un corpo centrale, dove ci sono stanze e la sala comune, oltre che il maneggio, la piscina, e spazi di gioco per bambini, e da altri rustici a 800 metri più in basso.
Gli appartamenti sono di nuova ristrutturazione (che derivano da rustici di proprietà dei nonni materni di Maura Lucatello), situati nel podere Lo Scasso, sono stati progettati e realizzati con i criteri della bio edilizia per avere locali salubri, arredati con semplicità recuperando anche oggetti e materiali usati nella tradizione contadina.
Nella struttura dell’agriturismo ogni oggetto, soprattutto in ferro, è stato riadattato con lo scopo di recuperare ogni materiale.
È possibile partecipare a diverse escursioni e passeggiate nel Parco del Casentino, chiedendo indicazioni alla signora Maura, che si preoccuperà anche di segnalarvi come ospiti, quindi non paganti.
Marcello, marito di Maura, appassionato di mototurismo saprà indicare itinerari e percorsi per motociclisti, o accompagnarli alla scoperta di una zona che è estremamente piacevole da visitare in moto, su e giù sull’Appennino tosco-romagnolo. La struttura ospita in più un ampio maneggio con la possibilità di prendere lezioni di equitazione.
Il luogo gode di una vista ampia su tutta la valle, ed è inserito in un contesto silenzioso e di pace.
Cosa mangiare nel Casentino
Prodotti agricoli e del bosco
- Patata rossa di Cetica
- Fagioli zolfini
- Coco nano
- Castagne e farina di castagne del Pratomagno
- Funghi porcini del Pratomagno
- Mela renosa e mela ruggina
Salumi
- Prosciutto crudo del Casentino
- Soprassata
- Sanbudello
- Finocchiona
- Migliaccio
- Rigatino
- Carne Chianina
Formaggi tipici
- Caprino
- Raviggiolo
- Pecorino al grano
Pesce tipico del Casentino
- Trota Fario appenninica del Casentino
Altri prodotti tipici del Casentino da non perdere!
- Cotognata
- Gnudi
- Pici
- Olio extravergine d’oliva: ha gusto deciso e non acido, è perfetto con una fetta di pane abbrustolito
- Vino Chianti Doc dei Colli Aretini.
- Pane di strada: la schiacciata
- Tortelli alla lastra o piastra
- Tortelli di patate
- Miele di castagno e melata di abete
Piatti e ricette tipici del Casentino da non perdere!
- Crostini
- Ribollita
- Mangiare e soggiornare nel Casentino
La nostra impressione
Quello che ci ha sorpreso di più è l’amore e la passione con cui la gente del posto coltiva, produce e conserva prodotti antichi e unici con una totale devozione e la loro gratuita ospitalità, li ha fatti amare anche a noi. Casentino è: storia, castelli, montagne, foreste, spiritualità, ma anche SAPORI tramandati con costanza e dedizione. Nel Casentino il prosciutto crudo è “del Casentino”, la patata è “di Cetica”, il pecorino è “pecorino col grano”, i fagioli sono i “fagioli zolfini”, e se alcuni prodotti e ricette sono anche definite toscane, i prodotti del Casentino sono unici…e pensare che è solo una delle 4 zone nella provincia di Arezzo! Toscana è Toscana, Casentino è Casentino.
Dove acquistare prodotti agro-alimentari tipici del Casentino
Da Lorenzo detto “Ghega”, da cui il nome del suo negozio, è possibile trovare tutti i migliori prodotti tipici della zona (salumi, formaggi, fagioli, farine, le patate rosse di Cetica e tanto altro), scelti con cura e passione da lui e da sua moglie, deliziose e competenti persone che con tanto amore per i prodotti della loro terra vi sapranno accompagnare in un meraviglioso viaggio nel gusto e nella tradizione. Inoltre offre una vasta scelta di vini.
“Alimentari del Casentino Ghega” di Lorenzo Gambineri via Potente, 6 – Strada in Casentino Arezzo (Italy) tel.: +39 0575 570021 [email protected]
Nella foto a sinistra: Nicoletta Spelta, Lorenzo Gambineri (Ghega), Federica Spelta
Comuni da non perdere!
Poppi
Poppi è uno dei centri più interessanti della zona del Casentino in Toscana, provincia di Arezzo. È tipico il suo impianto castellano a pianta ellittica, racchiuso da mura e protetto da torri.
Tra le tante bellezze antiche da non perdere a Poppi sono:
- il Castello dei Conti Guidi, in cui ha sede il Municipio,
- la Badia di San Fedele, del secolo XI,
- la chiesa dedicata ai Santi Marco e Lorenzo
- l’Oratorio della Madonna del Morbo, edificio a pianta esagonale del XVII secolo,
- la Torre dei Diavoli, la cui storia è legata alla vita della Contessa Madelda che la rendono luogo di particolare suggestione.
Pratovecchio
Pratovecchio è una delle località più centrali della zona del Casentino in Toscana, provincia di Arezzo. Si possono visitare i borghi, i castelli, come il vicino Castello di Romena, e accedere al Parco Nazionale.
Nel Medioevo Pratovecchio era un feudo dei Conti Guidi che avevano vari castelli in Casentino, come quello di Romena, e fondarono l’attuale convento delle Camaldolesi. La storia del Comune di Pratovecchio è sempre stata unita alla bellezza delle sue foreste e alla maestosità del Falterona e oggi al suo Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. L’abbondante varietà della vegetazione, l’ottimo clima e la posizione in una valle ricca di storia e di cultura ne fanno una zona ricercata dai visitatori in ogni periodo dell’anno. A loro la cittadina offre tutti i servizi necessari, numerose manifestazioni e le bellezze storiche delle sue opere d’arte. Pratovecchio è un punto importante centrale per raggiungere incantevoli borghi e castelli di tutto il Casentino.
A Pratovecchio abbiamo mangiato al Ristorante La Tana degli Orsi
Il Castello di Romena a Pratovecchio
Dal centro storico di Pratovecchio, Piazza Paolo Uccello, prendere la Via Fiorentina, poi attraversato l’Arno seguire le indicazioni per Firenze. Dopo circa 2,5 km girare a sinistra all’indicazione Castello di Romena.
Le rovine del Castello di Romena sorgono su un colle a 621 metri d’altezza alla destra dell’Arno. Romena è un nome di orgine etrusca. Sono stati ritrovati nel luogo frammenti infatti di vasi etruschi del III secolo a.c. Le notizie dell’esistenza di un potente castello si hanno dal 1008, ed era la residenza del nobile Conte Guido Alberto dei Marchesi di Spoleto, che da qui estese la sua signoria su tutto il Casentino. In seguito ad una serie di matrimoni fra nobili ebbe origine la dinastia dei Conti Guidi. Nel 1281 il castello fu al centro di un episodio particolare della storia medievale: la falsificazione dei Fiorini d’oro della Repubblica Fiorentina. Il fatto è riportato anche da Dante Alighieri nel canto XXX dell’Inferno. Dante trascorse parte del tempo proprio nel castello di Romena. Nel 1357 Romena fu venduto al Comune di Firenze.
Il Castello ha subito gravi danni non dalla guerra ma dalla natura. Infatti il terremoto del 1579 lo ridusse a rudere. Restano in piedi tre torri e il poderoso cassero, oltre a parte delle tre cortine murarie. Si trovano i resti di due porte dette “Gioiosa” e “Bacia” che permettevano l’ingresso al recinto interno al castello. Il Ponte levatoio è stato restaurato nel secolo scorso. La Torre delle Prigioni è l’unica rimasta ben conservata. Il Castello è proprietà privata. In alcuni locali del Castello è stato allestito un interessante Museo Archeologico e delle Armi dove sono esposti reperti etruschi, di grande interesse storico-artistico. Vi si possono ammirare anfore, coppe, crateri, urne cinerarie e bronzi preziosi insieme alla curiosa collezione di ferri chirurgici appartenuti ad un dentista etrusco.
Nella Sala d’Armi sono in mostra frecce e coltelli in silice di età neolitica insieme a varie armi di età più moderna. I reperti non appartengono però all’area di Romena, ma sono stati rinvenuti per la maggior parte in Umbria, nella zona di Amelia.
Il Castello di Romena ha influenzato la fantasia di Dante, oltre che per l’episodio dei fiorini, anche per la sua architettura, e per la disposizione della torre detta Prigioni alla quale si accedeva solo con il cammino di ronda. MOlti studiosi danteschi affermano che qui Dante abbia avuto l’idea per l’architettura a gironi dell’inferno. In queste prigioni infatti i detenuti reclusi nella parte più bassa erano i condannati a morte.
La Fonte Branda è una piccola fonte ad un solo fornice ribassato situata lungo la vecchia strada che univa il castello con il casale di Fonte Branda e la Pieve di Romena. Dante cita la fonte in un suo verso.
Camaldoli
Camaldoli, si raggiunge percorrendo una bellissima strada panoramica immersa nella foresta casentina. L’atmosfera è davvero suggestiva e unica. Infatti Camaldoli è circondata dalla millenaria foresta casentinese (Parco Nazionale) del Monte Falterona. (Vedi le nostre foto).
Fondata tra il 1024 e il 1025 da San Romualdo, monaco benedettino, Camaldoli è uno dei centri spirituali più importanti della Toscana, legato alla figura di San Romualdo. Camaldoli coniuga la dimensione comunitaria e quella solitaria della vita del monaco, espresse rispettivamente nel Sacro Eremo e nel Monastero che formano una sola comunità.
Il tradizionale stemma, formato da due colombe che si abbeverano ad un solo calice, esprime simbolicamente questa comunione nella diversità alimentata dal rapporto con Dio.
Romualdo, Eremo, Monastero, l’antica farmacia
Il Sacro Eremo e il Monastero di Camaldoli sono immersi in una millenaria foresta dell’appennino tosco-romagnolo. Uno scenario di straordinaria bellezza che infonde quiete e rasserena lo spirito. Da quasi un millennio Camaldoli è legata ai monaci. Infatti è grazie a Romualdo, monaco di Ravenna, che è stato costruito l’Eremo e il Monastero nel 1025, nel mezzo proprio della foresta casentinese. Il luogo è davvero suggestivo ed intimo, grazie allo stretto rapporto e legame che si respira con la sontuosa e rigogliosa natura che c’è intorno. La figura del Monaco, la figura di Benedetto, padre del monachesimo occidentale, e quella di Romualdo, monaco ed eremita dell’anno 1000, sono le tre figure che aiutano a capire Camaldoli e le regole della solitudine, della comunione, e dell’ospitalità. Romualdo riformatore ed iniziatore di eremi e monasteri, scelse la foresta di Camaldoli per fondare in alto l’Eremo, e sotto il Monastero, come simbolo e centro di operosità della vita monastica: “Ora et Labora”.
All’origine di Camaldoli c’è il genio di Romualdo, solitario ed itinerante, buon conoscitore della vita comunitaria della riforma cluniacense, la persona che non ripudia nessuna delle tradisioni che eredita e tutte le fonda unendo l’eremo e il monastero. Romualdo si dice fosse severo nei digiuni ma sempre lieto e ridente, per il suo modo d’essere, lo si immagina passeggiare nei sentieri della foresta per valutarne la comodità, la vicinanza ai campi coltivati, e la possibilità di isolamento, prima di decidere che quello fosse il posto giusto per erigere monastero ed eremo. Si consiglia di salire verso l’eremo (oltre 1000 mt slm) alla mattina presto, per evitare di incontrare pullman di turisti e poter godere della pace del luogo mistico e della profonda foresta. La visita all’interno dell’Eremo è molto suggestiva. Presso l’Eremo, si può visitare l’antica cella di Romualdo, oggi inglobata nella libreria, la chiesa con il coro, la sala dell’antico refettorio.
Dall’Eremo partono anche diversi sentieri per passeggiate nella foresta. Il Monastero di Camaldoli è un complesso monastico situato a tre Km dall’Eremo di Camaldoli, nel comune di Poppi. Sorge a 818 metri slm ed è situato presso le rive di uno dei rami del fiume Archiano, citato da Dante Alighieri (Purgatorio, canto quinto , versetto 94). Il complesso architettonico è composto dall’antico Ospizio o Foresteria, dalla chiesa e dal monastero. Oggi la Foresteria presente nel Monastero ha uno scopo formativo. L’ospite (individuale o a piccoli gruppi) condivide tempi comunitari della preghiera, del pasto e del lavoro, così come momenti di solitudine intima in rapporto con la natura. Nella parte bassa oltre al Monastero e alla Foresteria, è possibile visitare anche l’antica Farmacia, dove sono in vendita prodotti realizzati direttamente dalla comunità monastica.
Se vi si entra per la prima volta, non si sa dove posare gli occhi, tante sono le cose che attraggono; dal soffitto a cassettoni alle vetrine illuminate e piene di prodotti, agli armadi con ante impreziosite da intagli, ai ripiani rivestiti di stoffa rossa, dalle cassettiere poste in alto vicino al soffitto, alle immagini dei santi protettori incastonate in cornici ovali.
Una porta a sinistra immette nel laboratorio galenico: una meraviglia tutta da scoprire!
Dove mangiare a Camaldoli
“La schiacceria”. Se si desidera consumare un pranzo frugale, ma gustoso, l’ideale è “La schiacceria”, che si trova proprio davanti al Monastero dove abbiamo potuto gustare un’ottima schiacciata (tipico pane di strada del casentino). Il negozio di alimentari, tabacchi, bar, ristorante, prepara e farcisce al momento le schiacchiate, con gli ingredienti che si preferiscono. È stata un’ottima occasione per riposarci all’ombra delle piante presenti davanti al locale, che dispone di panche e tavoli a libero uso. Ottima la schiacciata ai funghi trifolati e al pecorino. Gustosissima anche quella farcita con salsiccia di cinghiale alla piastra.
L’alimento principe della zona è il fungo porcino.
Bibbiena
È un comune di 12.574 abitanti della provincia di Arezzo. Nel passato ha svolto un ruolo importante nell’economia locale la produzione del panno casentino. Nel paese nacque Bernardo Dovizi. I primi insediamenti nel territorio bibbienese risalgono probabilmente all’epoca degli Etruschi, sebbene la data di fondazione del paese sia collocata nel 979 d.C. Durante la lotta tra Guelfi (fiorentini) e Ghibellini (aretini), Bibbiena si schierò con questi ultimi. In seguito alla sconfitta ghibellina nella battaglia di Campaldino, Bibbiena subì un rovinoso assedio di otto giorni da parte dei Fiorentini, che conquistarono la città e la saccheggiarono.
Palazzo Martellini, Fattoria di Marena, Convento di San Lorenzo, Oratorio di San Francesco, Propositura dei Santi Ippolito e Donato, Chiesa di San Giorgio a Contra, Chiesa di San Jacopo, Pieve di San Biagio, Pieve di Santa Maria Assunta, Santuario di Santa Maria del Sasso, Villa La Mausolea, Chiesa di San Matteo e San Bartolomeo, Teatro dei Dovizi.
Capolona
È un comune di 5.285 abitanti della provincia di Arezzo. I primi residenti della zona sono gli antichi Etruschi, la cui presenza è testimoniata dai tanti monumenti presenti in zona. Durante la seconda guerra mondiale, che causò numerose vittime tra la popolazione civile, Rassina diventa un importante centro di rifugio per i partigiani e per i soldati americani in ritirata dai combattimenti sulle colline casentinesi.
Nel 1946, con l’avvento della Repubblica, lo sviluppo economico del comune riprende; negli anni del boom economico, Rassina è al centro di grandi investimenti volti a dar vita ad una delle più importanti industrie per l’estrazione e la lavorazione del calcio in Europa. Il cementificio, costruita negli anni ’60/’70, diventa il motore economica di tutta la zona dando così vita ad una sempre più fiorente attività economica.
Nel 1992 Rassina viene afflitta da un’inondazione di grosse proporzioni dell’Arno, che causa gravi danni alle strutture, ma nessun ferito. Oggi Rassina è in continuo sviluppo con grandi progetti per il futuro, ma alle prese con una popolazione in rapido invecchiamento. Da vedere: Chiesa di San Michele Arcangelo, Pieve dei Santi Giovanni Battista e Marino, Pieve di Santa Maria Maddalena a Sietina, Pieve di San Martino Sopr’Arno.
Castel Focognano
È un comune di poco di 3.320 abitanti[1] in provincia di Arezzo.
Ha come capoluogo la cittadina di Rassina (pronunciare Ràssina), ma il comune prende il nome di una frazione. Il nome si pensa derivi da guado, infatti in quel punto il fiume poteva essere facilmente guadato. Le origini del paese sono remote e poco conosciute, c’è chi ritiene che lì fosse situato un antico convento di cui oggi forse si sono perse le tracce, oggi Vado è un tranquillo paesino immerso nella campagna toscana dove ancora si sente l’odore dell’antico e dove ancora la anziane signore lavano i panni alla FONTE (fontanine pubbliche (lavatoi))e passano i pomeriggi d’estate sotto i grandi noci della Marcella a fare i cappelli e le calze di lana per l’inverno. Cosa vedere: Badia a Cornano, Chiesa delle Sante Flora e Lucilla, Pieve di Sant’Antonino a Socana, Pieve di Sant’Eleuterio.
Castel San Niccolò
È un comune di 2.823 abitanti[1] della provincia di Arezzo. Capoluogo del comune è Strada in Casentino, il più grande tra gli abitati, con poco meno di 2000 abitanti. Le frazioni più grandi sono Cetica e Borgo alla Collina. Strada in Casentino viene chiamato il paese della pietra, dal momento che ogni due anni si svolge la Biennale della pietra lavorata (giunta oramai alla XIII edizione), in cui espongono sia artisti del settore che umili scalpellini, di cui Strada si fa fregio di avere una grande tradizione. Nel comune e nei comuni limitrofi c’è una grande produzione di abeti, da destinarsi ad alberi di Natale, di decine e decine di migliaia di unità. Nel comune sono presenti strutture ricettive, adatte ad accogliere chi vuole una vacanza all’insegna del contatto con la natura e della cultura. In Casentino c’è la possibilità di visitare infatti numerosi castelli e pievi medioevali, che testimoniano la lunga vita di un luogo tra arte e natura come pochi altri. Castel San Niccolò fu fondata nel XII secolo.
Cosa vedere: Castello.
Chitignano
È un comune di 967 abitanti della provincia di Arezzo. Cosa vedere: Pieve dei Santi Vincenzo e Pietro.
Chiusi della Verna
È un comune di 2.204 abitanti della provincia di Arezzo. Il territorio di Chiusi della Verna è situato tra le valli dell’Arno e del Tevere, in posizione strategica tra Casentino e Valtiberina. Altezza: m. 960 s.l.m. Su un grande promontorio roccioso, visibile da lontano, sorge il Santuario di San Francesco alla Verna, posto in un sito particolarmente suggestivo ed uno dei luoghi più famosi di devozione francescana. Visitare il santuario è ripercorrere questo cammino di fede reso ancor più emozionante e coinvolgente dalla foresta argentata dei faggi che tutto avvolge e nasconde. Superato l’arco d’ingresso, ci si trova nel Quadrante, ampio piazzale così chiamato per la Meridiana incisa sul campanile della Chiesa Maggiore che qui affaccia.
La chiesa, ornata da un portico rinascimentale, fu iniziata nel 1348 e terminata nel 1509. San Francesco d’ Assisi ricevette in dono nel 1213 questa rupe di roccia grigia, circondata da foreste secolari di faggi e di abeti. Qui sali con i suoi compagni per costruire un rustico monastero, e qui, nel settembre del 1224, ricevette le stimmate. I pellegrini visitando il complesso monastico, la foresta circostante, la grotta che fu la cella di san Francesco con la pietra che fu il suo letto, il Sasso Spicco, l’antro tra le rocce in cui il Santo era solito ritirarsi a meditare, onorano il Santo. Cosa vedere: all’interno,della Chiesa Maggiore, la Basilica di Santa Maria Assunta che presenta un’unica navata con volta a crociera, si trovano magnifiche terrecotte invetriate di Andrea della Robbia e bottega, tra cui: la Madonna del Rifugio, all’altare di San Francesco, la Natività, l’Ascensione e l’Annunciazione.
Situata più in basso rispetto alla chiesa Maggiore, la chiesina di Santa Maria degli Angeli, di semplicissima architettura, fu fondata nel 1216 per volere di San Francesco.
L’interno, a navata unica con volta ogivale, conserva come la chiesa maggiore terrecotte invetriate di Andrea della Robbia (1480-85).
Il percorso francescano che da secoli i pellegrini percorrono devotamente, si dipana attraverso altre tappe fondamentali: il Sasso Spicco, dove il Santo era solito pregare, il convento, le celle e le cappelle.
Dal Quadrante si segue il corridoio delle Stimmate, un lungo porticato costruito dal 1578 al 1582 e ornato di affreschi, che conduce a diverse cappelle prima di arrivare alla cappella delle Stimmate, dove nel 1224 San Francesco ricevette da Cristo “l’ultimo sigillo”.
Eretta nella seconda metà del XIII secolo, custodisce un’epigrafe trecentesca nel punto esatto in cui San Francesco ricevette le stimmate. Un tondo sopra la porta, di Luca della Robbia, raffigura la Madonna col Bambino.
Montemignaio
È un comune di 585 abitanti della provincia di Arezzo. Cosa vedere: Chiesa di Sant’Agata, Oratorio della Madonna delle Calle, Pieve di Santa Maria Assunta.
Ortignano Raggiolo è un comune di 853 abitanti della provincia di Arezzo nato nel 1873 dalla fusione dei due precedenti comuni di Ortignano e Raggiolo.
Il toponimo è attestato per la prima volta nel 1247 e deriva probabilmente da un nome di persona romano Hortinius, mentre Raggiolo è attestato nel 967 come Ragiola e deriva dal latino radius con significato di “linea di confine”. Cosa vedere: Chiesa di Sant’Antonio, Chiesa dei Santi Margherita e Matteo, Chiesa di San Michele.
Subbiano
È un comune di 6.265 abitanti della provincia di Arezzo. Cosa vedere: Chiesa di Santa Maria della Visitazione, Chiesa di Santa Maria.
Talla
È un comune di 1.170 abitanti della provincia di Arezzo. Cosa vedere: Chiesa di San Niccolò, Pieve di Santa Trinità in Alpe.
Informazioni geografiche
Fantastica zona della Toscana in provincia di Arezzo, il Casentino è l’alta valle dell’Arno, uno dei fiumi più importanti d’Italia
Informazioni operative
Come si raggiunge il Casentino
- da Nord uscire dall’autostrada A1 a Firenze Sud ed arrivare in Casentino attraverso il Passo della Consuma (circa 45 km)
- da Sud si può uscire dall’autostrada A1 ad Arezzo (circa 35 km)
- dalla Romagna si può uscire dalla superstrada E45 a Bagno di Romagna e arrivare in Casentino attraverso il Passo dei Mandrioli (circa 45 km).
Noi siamo partiti da Milano, e abbiamo evitato il traffico intorno a Firenze uscendo a Barberino del Muggello, quindi proseguendo per Borgo San Lorenzo, Vicchio, Contea, direzione Londa, procedendo per il passo Croce dei Mori. Superato il passo si segue per Stia, Pratovecchio. Questo tratto di strada vale il viaggio, in quanto si snoda su percorsi panoramici mozzafiato, soprattutto per i motociclisti.
Come arrivare a Pratovecchio
In auto
Da Nord ed a Sud con l’Autostrada A1 con uscita ad Arezzo, poi imboccare la SR71 fino a Bibbiena, seguendo poi sulla SS70 le indicazioni fino a Pratovecchio.
Da Firenze con la SS70 attraverso il Passo della Consuma.
Da Forlì con SS310 attraverso il Passo della Calla.
Con mezzi pubblici
Da Arezzo si può arrivare a Pratovecchio con il treno Arezzo-Pratovecchio-Stia e da Firenze con il servizio di autobus.