Tartufo

Detto anche trifola, è il più pregiato tra i funghi

Tartufi
Tutto sul tartufo bianco e nero

Re della tavola e afrodisiaco il tartufo, pregiato fungo sotterraneo, detto anche trifola, è ben conosciuto sin dall'antichità.

Informazioni generali

Il tartufo appartiene a due specie botaniche: il tartufo bianco, il più pregiato e profumato e il tartufo nero, di colore nero, di forma globosa gibboso e lobato.
Il più pregiato e costoso è il tartufo bianco detto anche d'Alba o del Piemonte, viene gustato rigorosamente da crudo, come il tartufo nero pregiato, da affettare direttamente sulla pietanza preparata. Dal punto di vista botanico sono considerati tartufi tutte le specie del genere Tuber, (famiglia delle Tuberacee, ordine delle Tuberales), specie di funghi ipogei che presentano carne soda e profumo gradevole e caratteristico. Nel linguaggio corrente, invece, con il termine tartufi ci si riferisce solo a quelle specie di cui è consentita la raccolta e la commercializzazione per il loro pregio e per le buone qualità organolettiche. Le uova al tegame ne esaltano il gusto e l'aroma.

Glossario del tartufo

Peridio: tessuto (corteccia) che riveste esternamente il carpoforo (tartufo).
Gleba: polpa interna del tartufo, detta anche carne del tartufo.
Verruche: protuberanze che costituiscono il peridio dei tartufi neri.
Asco: involucro a sacco contente le spore
Sporocarpo: il frutto ovvero il tartufo propriamente detto

Costo, stagionalità

Il costo è tendenzialmente medio-alto. In generale comunque si trovano dall'autunno alla primavera, ma la loro reperibilità cambia in base alla varietà.

Varietà di tartufi

Ci sono parecchie varietà di tartufo. Di seguito le più diffuse e la descrizione.

Tartufo estivo o scorzone

Tartufo scorzone
Tuber aestivum vitt.: raggiunge anche dimensioni notevoli e si presenta molto simile al tartufo nero, ma lo si distingue al taglio perchè la gleba non diventa scura, ma tende a un giallo scuro. Peridio: con verrucche piramidali di colore bruno. Odore: aromatico intenso, simile a quello dei porcini.

Tartufo uncinato o nero di Fragno  

Tartufo nero di Fragno
Tuber uncinatum chatin, esternamente molto simile al precedente difficilmente riconoscibile ad occhio nudo. Utilizzato per la produzione di insaccati e salse. Gleba: è di colore scuro, sul nocciola. Sapore: più marcato e saporito. Raccolta: da Giugno a Dicembre.

Tartufo nero d'inverno o trifola nera o brumale

Tartufo nero
Tuber brumale Vitt. Peridio: rosso scuro che diviene nera a maturazione. Verruche: piramidate. Gleba: grigio-nerastra debolmente violacea, con venature bianche ben marcate che scompaiono con la cottura. Odore: emana poco profumo. Raccolta: da Gennaio a tutto Marzo.

Tartufo nero pregiato

Tartufo nero pregiato
Tuber Melanosporum vitt. conosciuto come tartufo di Norcia o di Spoleto o truffe di Perigord per i francesi. Dopo il tartufo bianco è ritenuto il più pregiato. Peridio: ha un'aspetto abbastanza omogeneo e tondeggiante con verrucche poligonali. Il colore bruno nerastro della superficie assume sfumature color ruggine allo sfregamento. Gleba: chiara. Odore: intenso, aromatico fruttato. Raccolta: da Dicembre a Marzo.

Tartufo di Bagnoli

Tartufo di Bagnoli
Tuber Mesentricum. Specie molto simile allo scorzone. Molto diffuso in Italia centro-meridionale. Odore: intenso di fenolo. Peridio: scuro e verruccoso. Gleba: consistente e biancastra con venature bianche. Raccolta: da Settembre ai primi di Maggio.

Tartufo nero liscio

Tartufo liscio
Tuber Macrosporum vitt. poco conosciuto e non commercializzato è molto apprezzato. Odore: vagamente agliaceo. Peridio: liscio con piccole verruche. Raccolta: da Agosto ad Ottobre.

Tartufo moscato

Tartufo moscato
Tuber brumale var. moschatum De Ferry. Di dimensione mai superiore ad un uovo. Peridio: nero con piccole verruche molto basse. Gleba: scura con larghe vene bianche. Odore: emana un forte profumo. Sapore: piccante. Raccolta: da Febbraio a Marzo.

Tartufo bianco pregiato

Tartufo bianco pregiato
Tuber Magnatum Pico è considerato il tartufo per antonomasia perchè riveste un'importanza commerciale notevole. Conosciuto anche come Tartufo d'Alba o del Piemonte perchè cresce soprattutto nel Monferrato e nelle Langhe. La pezzatura può variare notevolmente ma in genere si tratta di tartufi con dimensioni sostenute di 200-300 grammi fino al chilo. Il costo è davvero sostenuto! Peridio: globoso, con numerose depressioni che lo rendono irregolare. È liscio e leggermente vellutato. Il colore varia dall'ocra pallido al crema scuro fino al verdastro. Gleba: bianca e giallo grigiastra con sottili venature bianche. Odore: piacevolmente aromatico ma diverso dall'agliaceo degli altri tartufi, molto gustoso e tipico, può ricordare quello del formaggio grana. Raccolta: da Settembre a Dicembre.
Vedi anche Tartufo bianco pregiato.

Tartufo bianchetto o marzuolo

Tartufo bianchetto
Tuber Borchii Vitt. è un tartufo molto ricercato per tradizione in Toscana, Romagna, Marche, Abruzzo e Molise nonostante abbia un valore commerciale inferiore a quello bianco. Peridio: irregolare, liscio e di colore bianco sporco. Giunto a maturazione diventa più scuro. Gleba: inizialmente chiara diventa scura con la maturazione. Odore: si contraddistingue dal tartufo bianco perchè inizialmente tenue e gradevole, in un secondo tempo diventa aglioso e più forte. Sapore: non molto gradevole, viene spesso usato nelle paste tartufate o nei formaggi tartufati. Raccolta: da Gennaio a metà Aprile.

Tartufi non commestibili

Non esistono tartufi tossici, ma alcuni, riconoscibili dall'odore nauseante o dalla assoluta mancanza di odore, possono provocare lievi disturbi gastro-intestinali. Tra questi:

Tartufo rosso o russo

Tartufo rosso o russo
Balsamia Vulgaris vitt. Ha forma sferica. Peridio: non liscio, di colore rosso ferroso. Gleba: molle, lacunosa di colore avorio, solcata da numerose venature chiare. Odore: nauseante e penetrante. Se mangiato provoca nausea, vomito e diarrea.

Tartufo dei maiali o trifola bianca matta o rapone

Trifola matta
Choiromyces meandriformis Vitt. Ha forma sferica. Peridio: da bianco-gialliccio a nocciola, talvolta anche marrone, con screpolature biancastre. Gleba: carnosa, chiara, bianco - gialliccia, grigia o biondo - rosata, solcata da venature sinuose. Odore: penetrante, talora disgustoso. Mangiato crudo, provoca avvelenamento di una certa gravità.

Tartufaie

In Italia sono presenti allo stato spontaneo, numerose specie di tartufo, di queste solo sette sono ammesse al commercio. La tartufaia è una zona più o meno ampia ove vi è il fungo ipogeo, che produrrà i corpi fruttiferi, questa può essere individuata, per alcune specie di tartufi neri, per assenza di erba, tale circostanza la rende visibile rispetto l'ambiente circostante, solitamente erboso.

Coltivazione del tartufo

La coltivazione dei tartufi in Italia è incominciata verso la metà degli anni ottanta del secolo scorso, con risultati estremamente diversi: da buone produzioni a completi fallimenti. La specie più largamente coltivata e che ha dato i migliori successi produttivi è con il tartufo nero pregiato, con il tartufo bianchetto e con il tartufo estivo. È stata tentata la coltivazione del tartufo bianco ma con esiti negativi.

Il cane da tartufo

Il cane da tartufo
La ricerca del tartufo si effettua normalmente con l'ausilio del cane. In genere non esiste una razza di "cani da tartufo", sebbene venga indicato il Lagotto come tale, e molti cercatori utilizzano incroci delle razze braccoidi (Pointer, Bracco, Setter, Spinone e anche i Border). Anche cani meticci dotati di un buon olfatto sono idonei alla ricerca. Necessitano di un particolare addestramento. In genere sono comunque cani non di grossa taglia proprio per poter essere agili nell'intrufolarsi dentro a rovi e siepi.

Prodotti derivati dal tartufo

Esistono in commercio vari prodotti aromatizzati al tartufo come ad esempio l'olio al tartufo, ottimo per bruschette. Si trovano in vendita anche: il burro, le salse, le creme, il miele.
Chiaramente la presenza del tartufo è minima rispetto agli aromi chimici che solitamente vengono immessi per l'aromatizzazione.

↑ Vai all'indice

Informazioni culinarie

In cucina il tartufo bianco si utilizza crudo, tagliato a lamelle al momento, per condire risotti, tagliolini, carne, uova, patate ecc. Il tartufo nero si utilizza preferibilmente cotto. Le qualità meno pregiate trovano un ottimo utilizzo come guarnizione o nella preparazione delle salse, tagliati a pezzetti e messi a insaporire in padella con olio, aglio, acciuga e timo, quindi cosparsi sulla vivanda.
Ricette tipiche sono il risotto col tartufo e le uova al tegame con tartufo.

Uova e tartufo
Uova con tartufo

Come scegliere

Al momento dell’acquisto non ci si deve basare solo sull’aspetto visivo, ma anche su quello olfattivo e tattile.

Tartufo aroma
Deve presentare al tatto una spiccata durezza, sintomo di freschezza anche se non deve essere eccessivamente duro. L’aroma del tartufo è costituito da un ventaglio di sensazioni semplici e di intensità ed ampiezza variabile. Se prendiamo in considerazione per esempio il tartufo bianco odorandolo, si deve percepire un profumo equilibrato e delicato d’aglio, fieno e miele, mentre è senz’altro da scartare se si rimane inondati solo da un afflato di ammoniaca. La presenza di troppa terra può mascherare difetti ed imperfezioni.

Il prezzo

È consigliabile pretendere che i tartufi scelti siano accuratamente pesati e, naturalmente, è opportuno essere a conoscenza dei prezzi medi praticati nel periodo. Per verificare il prezzo consultare la Borsa del Tartufo con prezzi di vendita al pubblico trovatartufi.com.

Al ristorante

Si suggerisce di richiedere che venga "grattato" alla propria presenza. Solitamente si paga un costo supplementare per ogni "grattata".

Come pulire e conservare

Innanzitutto il tartufo va pulito solo pochi minuti prima dell’uso. Per pulire i tartufi esistono due scuole di pensiero: spazzolarli delicatamente passandoli rapidamente sotto l'acqua tiepida e spazzolarli di nuovo, sfregarli infine con un panno umido finché non presentino più tracce di terra. Oppure sbucciarli come suggerisce l'enciclopedia Larousse Gastronomique.
Pulire tartufo

Per meglio gustarne l’aroma, il tartufo dovrebbe essere consumato il prima possibile dalla raccolta.
Ecco alcuni metodi di conservazione:

  • In frigorifero avvolti uno ad uno, senza asportarne la terra, in tovaglioli di panno o carta da sostituire. Attenzione però che i latticini, le uova e le carni riposti nelle sue vicinanze, ne assorbono l’aroma.
  • Col riso. Dopo aver spazzolato delicatamente i tartufi, riporli in un contenitore a chiusura ermetica e ricoprire con del riso.
  • Cotti. Altro sistema per conservare più a lungo ogni specie di tartufo è quello di cuocerlo in olio, e ricavarne una salsetta che, in frigo, potrà rimanere per più di un mese senza subire alterazioni. Oppure si può tritare, se nero, o affettare se bianco ed amalgamare con del burro morbido, con l'aggiunta di poco sale, quindi ricomporre in una forma che può essere a tubo o a mattonella, come si preferisce. Questo sistema sarà valido per conservare tartufi per un mese o poco più.
  • Evitare la congelazione. L'acqua assorbita cristallizza e riduce, in fase di scongelamento le qualità del tartufo.
  • Quando il tartufo accenna a diventare “gommoso” al tatto, si consiglia di consumarlo immediatamente, in quanto ha raggiunto il massimo grado di maturazione.

L'utensile specifico

Esiste in commercio un attrezzo specifico per affettare i tartufi.

Abbinamento col vino

Il consiglio di Alessandro Megna (somellier) per Alimentipedia.
"L'abbinamento vino e tartufi è una croce e delizia. Soprattutto se si parla di tartufi bianchi. Bisogna innanzitutto vedere che uso di cucina se ne faccia: sul risotto, su tajarin all'uovo, su semplici uova al tegamino (la loro morte migliore), con la fonduta.
Il tartufo, a differenza degli altri cibi, non vive di un "gusto" suo , e cioè non è né dolce, né salato, né amaro e né acido, caratteristiche che invece troviamo sempre - più o meno accentuate - in tutto ciò che andiamo ad assaggiare. Il tartufo vive di un concentrato di aroma e niente più, il che dona sensazioni molto fini e delicate, una sorta di "quinto senso" più retroolfattivo che gustativo a livello tattile, da prendere insomma "con i guanti" sia nella combinazione con i cibi , sia nell'abbinamento con i vini. La maggior parte di coloro che vanno a mangiare tartufo in Langa, presi dalla suggestione dell'abbinamento regionale, sorseggiano Barolo o Barbaresco...povero vino e poveri tartufi! L'imponenza di questi grandi rossi distrugge letteralmente quel microcosmo di bellissime - ma sottili - sensazioni aromatiche che ci dona questo grande tubero. Occorre quindi un vino bianco preferibilmente ottenuto da vitigni aromatici, che comunque non abbia una struttura troppo elevata. Potrebbe andare bene un Gewurztraminer dell'Alto Adige o anche del Trentino (un po' meno aromatico), uno Chambave Muscat o un Muscat d'Alsace.

Per il Gewurztraminer altoatesino meglio se arriva dalle zone "alte" (Valle Isarco, Val Venosta) in quanto la struttura è più fine di quelli provenienti dalla zona classica (Termeno, Appiano, Caldaro, Cortaccia) e i profumi sono più delicati. Ovviamente potranno esserci alcune variazioni a seconda della consistenza del piatto: le uova col tartufo avranno bisogno di un bianco più delicato, un risotto col tartufo, con una discreta succulenza e untuosità data dalla presenza del burro reggerà anche bianchi con acidità più marcate. Idem per i Tajarin all'uovo col tartufo. La fonduta avrà una grassezza leggermente maggiore, una tendenza dolce e sapori più complessi, quindi possiamo mettere anche un rosso di montagna, con una discreta componente tannica e un soffio di aromaticità, come un Vallée d'Aoste Arnad-Montjovet o un Chambave Rouge."

↑ Vai all'indice

Informazioni geografiche

Cresce nelle zone collinari e montane in simbiosi con querce, lecci, faggi, pioppi o salici e noccioli in boschi aperti. In particolare va sottolineato che il tartufo bianco si trova nelle regioni apenniniche italiane e nei Balcani. Nonostante sia ormai scontato associare il tartufo alle Langhe e al Monferrato, anche il Molise vanta un'ottima produzione. In Asia, Africa, America e Australia, vengono raccolte specie di tartufi di poco pregio.

↑ Vai all'indice

Informazioni nutrizionali

Contiene proteine, glucidi, grassi, sali minerali (soprattutto potassio, fosforo, sodio, calcio, ferro e zinco), vitamine del gruppo B; C ed E, acido folico ed è ricco di fibre.

Tabella nutrienti

Valori per ogni 100 gr di prodotto.

  • Calorie: 35 Kcal
  • Proteine: 6%
  • Glucidi: 0,7%
  • Grassi: 0,5%
  • Fibre: 8,5%

Celiachia e controindicazioni

In purezza non contengono glutine. Senza controindicazioni per ogni fascia di età e di peso.

↑ Vai all'indice

Informazioni culturali

Il popolo greco lo chiamava Hydnon, da cui deriva il termine "idnologia" la scienza che si occupa dei tartufi. I latini lo chiamavano Tuber, dal verbo tumere, gonfiare, mentre per gli arabi era Tomer. Gli spagnoli Turma de tierra, gli inglesi Truffle, infine i tedeschi Truffel. I francesi Truffè che deriva da frode, collegato alla rappresentazione teatrale di Molière "Tartufe"del 1664.

Nell'arte

Tartuffe di Moliere
"Tartuffe" di Moliere. Il Tartufo, ovvero l'impostore, è una commedia di Molière. Presentata al ventiseienne re di Francia e alla corte nel 1664, si inserì in un momento storico delicato, e lo fece con una satira pungente che non fu gradita agli ambienti conservatori e religiosi della monarchia, tanto che la cosiddetta «cabala dei devoti» ottenne la proibizione della rappresentazione pubblica della commedia.

Nella storia

  • Sin dall'antichità la sua presenza sulla tavola era indice di nobilita' e potenza di chi l'offriva, in quanto considerato dai più il cibo degli Dei.
  • Tra i primi a conoscerlo furono sicuramente il popolo degli antichi Sumeri (3.500 a.C.) che utilizzava il tartufo mischiandolo ad orzo, ceci, lenticchie e senape.
  • Quindi fu la volta del popolo babilonese ed egizio: si narra del Faraone Cheope, 2600 a.c. che pretendesse decine di chili di tartufi cucinati con grasso d'oca per i suoi faraonici banchetti.
  • In seguito a farne uso furono i greci e i romani.
  • Galeno fu il primo medico sistematico greco, del II secolo a.c., a divulgare le qualità nutritive del tartufo e somministrarlo ai propri pazienti colpiti da impotenza rilevandone l'aspetto afrodisiaco.
  • Il medioevo condannò il tartufo e la sua aurea afrodisiaca come essenza demoniaca, veniva considerato nocivo perchè si pensava fosse lo sterco del diavolo, di cui se ne cibavano le streghe e che impedisse di orinare.
  • Ci volle il Rinascimento, e il ritorno alle pratiche greche e romane, per riportarlo nelle mense dei nobili e degli alti prelati all'antico splendore
  • Si racconta che Papa Gregorio IV ne fece largo uso per rifocillarsi dalla stanchezza patita contro i Saraceni, oppure che Sant'Ambrogio ringrazio' il Vescovo di Como per la bonta' dei tartufi ricevuti in regalo, estendendosi per fama e conoscenza su tutto il territorio europeo.
  • Nel 1831 Carlo Vittadini pubblicò Monographia Tuberacearum, per avere le prime classificazioni scientifiche di questo tubero ipogeo. Molte specie di tartufo portano ancor'oggi il nome di Carlo Vittadini, il turber melanosporum Vittadini, il tuber aestivum Vittadini, tubero borchii Vittadini, tuber brumale Vittadini.
    Liberamente tratto da www.assotartufai.it

Eventi relazionati

Fiera internazionale del tartufo bianco d'Alba (CN), Sagra del tartufo ad Dovadola (FC), Mostra Mercato del Tartufo Modenese (MO), Fiera Nazionale del Tartufo ad Acqualagna (PU), Grande fiera Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato a Sant'Agata Feltria (RN).

Curiosità

Tartufo cibo afrodisiaco?

Un tempo era ritenuto afrodisiaco (vedi Cucina afrodisiaca). La scienza ha appurato che gli effetti afrodisiaci del tartufo sono attribuibili alla presenza di sostanze odorose che agiscono al livello olfattivo non solo in certi animali ma anche nell'uomo, creando una certa "attrazione" per l'altro sesso.

Il tartufo nel cane

Il tartufo del cane
SI chiama tartufo l'estremità terminale del naso del cane.

Credenze antiche

  • Plutarco di Cheronea, filosofo greco, credeva che il tartufo fosse generato dall'acqua, che insieme ai fulmini e al calore nasceva, nascondendosi sotto terra.
  • Plinio lo descrisse come miracolo della natura, Porfirio lo reputava un dono degli Dei, Galeno ne interpretava la natura afrodisiaca, Cicerone, pensò fosse generato dalla terra, Giovenale, ne cantava le lodi senza interpretarne l'origine.

Anche detto

Trifola.

Nei dialetti italiani

  • In Campania lo chiamano: taratuffolo
  • In Emilia Romagna: tartufla, trìfula
  • In Friuli Venezia Giulia: trifule (femm.)
  • In Liguria: trifua
  • In Lombardia: trìffôla
  • In Piemonte: trìfola

Nelle altre lingue

  • In Inglese: truffle
  • In Francese: truffe
  • In Spagnolo: trufa
  • In Tedesco: trüffel
↑ Vai all'indice

Galleria fotografica

TartufoTartufo
↑ Vai all'indice

Annotazioni

Alimento originale: 
I funghi
↑ Vai all'indice
Redazione Alimentipedia

Forse ti potrebbe interessare anche...

Panko giapponese
Lievito madre o pasta acida
Richiami Gennaio 2023
Taste of Milano 2011

Libri consigliati:

Dire, fare, brasare. Libro di Carlo Cracco

Dire, fare, brasare

Dopo "Se vuoi fare il figo usa lo scalogno" e di "A qualcuno piace Cracco", Carlo Cracco, lo chef stellato più famoso d'Italia torna in libreria con...
Libro: Il viaggio di un cuoco. Di Anthony Bourdain

Il viaggio di un cuoco

Libro: Il viaggio di un cuoco. Anthony Bourdain, famoso chef francoamericano che lavorava a New York, parte per una serie di viaggi alla ricerca del...
Cucinare è un gioco. Le ricette semplici e mai banali di Mr alloro Sergio Barzetti

Cucinare è un gioco

Con Sergio Barzetti e i suoi trucchi cucinare diventa davvero un gioco. Dall'introduzione di Barzetti: "Sì, basta un tocco di ironia, tanta fantasia...
Libro: L'alimentazione anti-cancro

L'alimentazione anti-cancro

Libro: L'alimentazione anti-cancro. Integrando per esempio nella propria dieta preziosi cibi delle cucine di tutto il pianeta, dalla soia alla...

I vostri commenti

mi hanno regalato olio al tartufo bianco e fettine di tartufo bianco sottolio di tartufobianco mi piace moltissimo ed ora ci condisco un po' di tutto,mangiarlo guasi tutti i giorni ,fa male o no.grazie

Mangiarlo tutti i giorni non fa male ma dipende sempre dalla qualità, spesso l'olio al tartufo è fatto con agenti chimici. Preferisco mangiarne magari di meno ma assolutamente preferire il tartufo fresco, che per fortuna ogni tanto trovo grazie alla mia amica a 4 zampe

Lascia un commento o una domanda